Il prezzo dell’oro viene stabilito attraverso un processo che prende il nome di fixing.
Il meccanismo del fixing è stato ideato il dodici settembre 1919 per far ripartire il mercato dell’oro dopo la prima guerra mondiale.
Si basava (e si basa) sulla riunione di alcune banche mondiali tra le più importanti (cinque fino all’abbandono di Deutsche Bank) le quali contrattano la domanda e l’offerta dell’oro quotidianamente per raggiungere un prezzo di intesa.
Per ottantacinque anni, e quindi fino al 2004, le banche coinvolte si incontravano di persona per fissare ogni giorno il prezzo.
Nel 2004 uno dei membri, Rothschild, ha lasciato il direttivo poiché riteneva i guadagni provenienti dalla compravendita di preziosi attraverso i prezzi determinati dal fixing poco remunerativi.
Infatti dal suo abbandono i prezzi dell’oro sono tendenzialmente raddoppiati.
Il fixing dell’oro avviene quotidianamente alla borsa di Londra e descrive ogni passaggio necessario a fornire una quotazione all’oro.
Le quotazioni sono annunciate due volte nell’arco della giornata, alle dieci e trenta e alle quindici nel fuso orario di Londra.
Al processo di fixing partecipano cinque colossi bancari mondiali che ogni giorno cercano di conciliare la domanda e l’offerta di oro, partendo da quelle che sono le disponibilità e le richieste di acquisto pervenute.
In questo modo iniziano le oscillazioni verso l’alto o verso il basso che danno vita ad una coincidenza, la quale determina per due volte al giorno (come poco prima indicato) quella che è la quotazione in tempo reale dell’oro e degli altri metalli preziosi.
Il fixing è certamente un meccanismo trasparente nella misura in cui ogni nuova valutazione viene comunicata tempestivamente non solo alle altre banche e agli specialisti di trading delle materie prime, ma anche a tutti gli organismi di controllo e ai media.
Di certo è comunque un meccanismo che nasce per remunerare i grandi istituti bancari, i quali nella fase di fixing valutano sempre come far combaciare gli ordini e le disponibilità al fine di spuntare in ogni caso un prezzo di scambio delle materie prime che tenda a portare loro il massimo del guadagno.
Ecco perché è entrato da qualche tempo nell’occhio del ciclone e molti organismi di controllo hanno iniziato a valutare nello specifico l’operato delle banche coinvolte.
Nel gennaio del 2014, Deutsche Bank ha annunciato di rinunciare alla sua poltrona nel comitato delle cinque banche che gestiscono il fixing dell’oro. Nel maggio si è tenuta l’ultima seduta cui il colosso tedesco ha partecipato.
Questo provvedimento è stato pensato all’interno di un piano di ridimensionamento dell’istituto bancario tedesco nel piano delle commodities, per quanto i vertici abbiano fatto sapere che non si tratti di una retro marcia sul mercato dei metalli preziosi.
Deutsche Bank infatti scambia gran parte dei metalli preziosi al di fuori degli appuntamenti quotidiani per il fixing.
La fuoriuscita di Deutsche Bank dal club del fixing è avvenuta in un momento in cui era sotto la lente di ingrandimento di tanti organismi di controllo, che avevano rimproverato al colosso tedesco una serie di irregolarità sul mercato delle valute e che erano pronti a contestare errori anche sul mercato dei preziosi tra cui l’oro, i cui prezzi da sempre sono regolati da scambio reale di materie prime e non da stime provenienti dagli istituti bancari.
Deutsche Bank ha provato a cedere il suo posto nel direttivo delle banche che si occupano di fixing e si paventava l’entrata di un istituto cinese, il quale ha però almeno momentaneamente rifiutato di far parte del meccanismo poiché il fixing è sotto accusa di manipolazioni del prezzo.
Sono state infatti depositate numerose cause e class action con oggetto la necessità di effettuare serie verifiche sui meccanismi del fixing, ancora poco chiari.
Certamente però non è lontana nel tempo la partecipazione di un colosso cinese nei meccanismi che regolano il prezzo dell’oro e delle materie prime, dal momento che quella cinese è diventata la prima economia del mondo e inoltre si tratta del Paese che maggiormente produce e consuma oro.
L’abbandono di Deutsche Bank ha inoltre determinato la necessità di rivedere le regole del fixing. Infatti le banche rimaste all’interno dell’organismo che regola i prezzi hanno iniziato a valutare come modificare tutti i processi che regolano il prezzo dell’oro, alla luce di un mercato fiorente che vale oltre ventimila miliardi di dollari.