Con un mercato dei metalli preziosi in continuo e costante rialzo, la febbre dell’oro ha già colpito, a più riprese in tutto il mondo.
Nel marzo scorso si è verificata una vera e propria corsa all’acquisto delle monete da investimento, che portò addirittura all’esaurimento delle scorte dei rivenditori internazionali e si era facilmente previsto che lo stesso sarebbe accaduto con i lingotti.
I privati possono ormai contare sulla diffusione capillare dei compro oro e sfruttare il valore dell’oro lavorato con il quale si forgiano i gioielli vendendo il proprio usato a condizioni, chiaramente non pari a quelle della compravendita dell’oro puro 24Kt, ma comunque vantaggiose.
Uno scenario che si ripete nel tempo: l’andamento dei mercati è in questo caso facilmente determinabile, seguendo una costante tendenza che porta l’oro ad essere sempre e comunque richiesto, vuoi per la lavorazione, vuoi, come accade oggi, a scopo di investimento.
E’ questo il traino del momento attuale: l’oro puro da quotare sui mercati. Anche parte dei gioielli venduti viene infatti fusa al fine di ricavare metallo prezioso 24 Kt.
Tutto chiaro e stabilito quindi?
Non esattamente. In un ambito così tradizionale, come quello dell’oro, si sta affermando una novità interessante, che apre nuovi scenari e nuove possibilità di guadagno anche per i privati: il recupero dell’oro da componenti di gran parte dei prodotti elettronici presenti sul mercato, primi fra tutti personal computers e cellulari.
Sembra incredibile, ma è tutto vero.
Già nel 2005, dalle pagine di Repubblica, Mara Mangia del consorzio 21, coordinatrice proprio di un progetto che auspicava il recupero dell’oro usato nell’industria elettronica, sosteneva che nei normali computer che ormai tutti possediamo ci fosse un tesoro, ai più sconosciuto, e in attesa solo di essere recuperato.
Secondo i dati forniti dallo studio del Progetto Oro, pare infatti che all’interno di una tonnellata di hardware sia contenuta una quantità di oro puro 24 kt pari a 16g.
Un’enormità tenendo conto dei 2 o 3g che rendono redditizi gli scavi in una miniera tradizionale.
Considerato in percentuale rispetto al volume dell’oggetto, l’oro presente nei comuni cellulari è addirittura superiore e visibile ad occhio nudo.
E’ infatti metallo prezioso quello che si può notare nell’alloggiamento della batteria.
Un nuovo filone molto redditizio quindi, specie per paesi come l’Italia, dove le miniere forniscono ogni anno non più di 5 chili di oro all’anno e i computers venduti sono ormai più di quattro milioni.
Gli ostacoli fino ad oggi sono stati rappresentati dalle difficoltà del processo di recupero.
Inizialmente ritenuto eccessivamente oneroso, è poi stato oggetto di attenzione e studi da parte di molte potenze straniere. Germania, Svizzera e Cina ad esempio, sono da anni impegnate nella definizione di un metodo ottimale.
Nonostante i passi avanti, garantiti dall’evoluzione tecnica e scientifica, ancora oggi il procedimento è ancora articolato e complesso e richiede l’impiego di sostanze chimiche per separare l’oro dalle sostanze a cui è legato.
La Cina in particolare potrebbe trarre infiniti vantaggi dalla messa a regime del recupero di oro dai pc, considerando che è il luogo nel quale viene accumulato più dell’80% dei rifiuti elettronici dismessi da ogni parte del mondo.
Anche l’Europa però può sfruttare a tale proposito un momento particolarmente propizio, come dimostra la comparsa di nuove realtà aziendali dedite proprio al recupero di rifiuti elettronici ed elettrici, avvantaggiate anche dal punto di vista legislativo e dei finanziamenti dalla possibilità di cogliere un duplice obiettivo: non solo estrarre metallo prezioso, ma anche svolgere una funzione presidio ecologico, sia attraverso il recupero dei rifiuti, sia ponendosi in alternativa all’estrazione dalle miniere che, come noto, ha rilevanti ricadute ambientali.
E che le istituzioni guardino con favore a questa alternativa è chiaro se solo si scorre la normativa comunitaria.
Dal 13 agosto 2005 è obbligatorio per ogni Paese dell’Unione, attivare metodi di raccolta differenziata che isolino computer, telefoni e altri elettrodomestici, nonché procedere al recupero della maggior parte dei componenti nel rispetto di limiti percentuali ben precisi.
Un nuovo business alle porte dunque, specie considerando che i rifiuti elettronici aumentano di anno in anno in modo costante (al ritmo di + 36%) e una produzione europea pari a 14 Kg per ogni cittadino.